Le relazioni che ti cambiano dentro

Federica

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La relazione tra il sintomo e il cambiamento

Il sintomo e la patologia di cui esso è la rappresentazione, può essere considerato un’interruzione del processo di cambiamento che “incastra” la persona nella ripetizione di comportamenti disfunzionali con i quali si adatta ai suoi blocchi (Zinker, 1978) e li rinforza.

Sin dai primi giorni di vita, le relazioni di attaccamento influenzando la formazione delle connessioni sinaptiche danno modo agli eventi di essere trasformati in modelli mentali che permettono ai bambini di crearsi delle aspettative verso il contesto di appartenenza e renderlo più gestibile (Baca, 2005). Più tale modello si rinforza attraverso la ripetizione e la generalizzazione, maggiore sarà il processo di svalutazione delle informazioni che se ne discosteranno.

E quando poi si cresce?

Questo spiega il motivo per cui il paziente, ormai adulto, fa fatica a modificare i suoi comportamenti, infatti  seppur l’unica fonte di riconoscimento che ha risulti essere negativa, preferisce tenersela stretta boicottando e sabotando i progressi fatti. L’alternativa sarebbe quella di imparare ad apprezzare qualcosa di totalmente sconosciuto e diverso, di cui poi non saprebbe fare a meno (Klein, 1983).

Finalmente la relazione terapeutica

Solo se il terapeuta riuscirà a fornire un’esperienza emotivamente intensa da interrompere il ritorno al modello conosciuto, il ricordo diventerà vulnerabile. Sarà allora possibile per il paziente modificare le proprie credenze ampliando in tal modo (Tudor, 2003) la parte di sé più realista. La modificazione degli schemi relazionali avvenuta ad opera di un sano sostegno psicologico porterà quindi alla creazione di nuove connessioni sinaptiche che, in quanto incentrate sul presente, daranno finalmente luogo al cambiamento (Tudor, 2003; Sills & Hargaden, 2003). Grazie ad alcune tecniche terapeutiche a forte valenza emotiva si può ottenere un rimodellamento di alcune vie neuronali anche in età adulta risultando in questo la terapia anche più efficace dei farmaci (Kandel, 1999; Allen, 2003).

Cambiare in Analisi Transazionale

Lo scopo del lavoro terapeutico in Analisi Transazionale è quindi permettere al paziente di comprendere i suoi comportamenti diventando più disponibile a valutare nuovi modelli su cui basarsi, attraverso la riconquista di una comunicazione diretta tra la componente affettiva e quella cognitiva della personalità (James e Jongeward, 1971) come conseguenza della relazione sana e sicura con il terapeuta (Tudor, 2003; Sills & Hargaden, 2003; Oller-Vallejo, 2006; Tudor & Widdowson, 2008). Quando si raggiunge una relazione di tale qualità, sia essa terapeutica o meno, diventa “la cura” e permette di riorganizzare la conoscenza relazionale implicita di entrambi i soggetti della relazione (Leone Guglielmotti, 2007).

Nonostante l’alleanza terapeutica si sia dimostrata (Horvath & Symonds, 1991) il fattore con il maggior effetto sulla terapia (De Luca, 2004), la sintonizzazione empatica e l’attaccamento bastano a condurre l’individuo ad una modificazione duratura del comportamento disfunzionale solo quando accompagnati da una visione alla pari del paziente e tendente alla sua presa di consapevolezza (Cornell & Bonds-White, 2001).

Bibliografia 

  • Allen, J. R. (2003). Biological underpinnings of treatment approaches. TAJ, 33, 1, 23-31.
  • Baca, E. (2005). Il sistema di attaccamento e le qualità della memoria implicita. Psicologia, Psicoterapia e Salute, Vol. 12, No 1, 67-115.
  • Chiaperotti (Ed.). Quaderni di psicologia, analisi transazionale e scienze umane, 2003, n. 38).
  • Cornell, W. F., & Bonds-White, F. (2001). Therapeutic relatedness in Transactional Analysis: the truth of love or the love of truth. TAJ, 31, 1, 2001, 71-83. (trad. it. Vicinanza terapeutica in Analisi Transazionale: la verità dell’amore o l’amore per la verità, in C. De Luca, M. L. (2004). Stati dell’Io Relazionali e Alleanza terapeutica. Psicologia Psicoterapia e Salute, 2004, Vol. 10, No. 3, 251-271).
  • Horvath, A. O., & Symonds, B. D. (1991). Relation between working alliance and outcome in psychotherapy: A meta analysis. Journal of Counseling Psychology, 38, 139-149.
  • James, M., & Jongeward, D. (1971). Nati per vincere. Milano: Edizioni San Paolo, 1987.
  • Kandel, E. R. (1999). Biology and the future of psychoanalysis: a new intellectual framework for psychiatry revisited. American Journal of Psychiatry, 156, 4, 505-524.
  • Klein, M. (1983). L’autoanalisi transazionale. Roma: Astrolabio, 1984.
  • Leone Guglielmotti, R. (2007). Relazione reale e comunicazione emozionale creativa quale cura per il cambiamento nell’inconscio protocollare. Atti del Convegno SIAT. Roma, 12-13 maggio 2007. Roma: SIAT.
  • Oller-Vallejo, J. (2006). Freudian agencies, psychic organs and ego states. TAJ, 36, 1, 20-24.
  • Sills, C. & Hargaden, H. (2003). Key Concepts in T.A.. London: Worth Publishing.
  • Tudor, K. (2003). The neopsyche: the Integrating Adult ego state. In: Sills, C. & Hargaden, H. (2003). Key Concepts in T.A.. London: Worth Publishing.
  • Tudor, K., & Widdowson, M. (2008). From client process to therapeutic relating: a critique of the process model and personality adaptations. TAJ, 38, 3, 218-232.
  • Zinker, J. (1978). Processi creativi in psicoterapia della Gestalt. Milano: FrancoAngeli, 2001.